Sostenibilita i pilastri normativi dell ESG

Sostenibilità: i pilastri normativi dell’ESG

Concetto molto più ampio rispetto alla sola accezione correlata all’ambiente, la sostenibilità è un obiettivo chiave di politica industriale, che implica un impegno su più fronti. Non soltanto Environment, dunque, ma anche Social e Governance: le imprese sono guidate in questo percorso da specifiche normative, primi passi verso l’impostazione di un approccio che implica un cambio radicale di visione rispetto all’intero ciclo di produzione di beni e servizi.

Di Michele Vasselai, responsabile marketing e vendite per Studio Essepi e consulente di Agevola in materia di sicurezza sul lavoro, ambiente e privacy

Quando si parla di sostenibilità, spesso la prima associazione mentale va al tema dell’ambiente. Se vogliamo fare una prova di questa affermazione, basta cercare il termine su Google Immagini (in qualsiasi lingua: sustainability, sustentabilidade, nachhaltigkeit, durabilité). I risultati saranno sempre simili tra loro e richiameranno principalmente la questione ecologica. Questo lascia intendere che il concetto di sostenibilità è solo parzialmente compreso, non soltanto nel nostro paese.

Volendo includerlo in una definizione personale e abbastanza generica, potremmo parlare di un intreccio di fattori diversi e complementari dell’agire umano che, insieme, contribuiscono a fornire gli indicatori per perseguire il miglioramento delle performance dell’uomo nei confronti di se stesso e dell’ecosistema di cui fa parte.

Sostenibilità ambientale, sociale, di governance

Perseguire la sostenibilità significa dunque agire su tre fondamentali pilastri: Environment (ambiente), Social (sociale), Governance (amministrazione). ESG è infatti l’acronimo utilizzato per indicare tre fattori, in simbiosi l’uno con gli altri, che rimandano ad approcci socio-ecologici e socio-economici correlati allo sviluppo del benessere umano e alla salvaguardia del pianeta con una prospettiva di lungo (lunghissimo) termine.

In questo contesto non solo i singoli individui possono concretizzare azioni sostenibili: anche e soprattutto le imprese possono contribuire ad un cambio radicale di visione rispetto al proprio ciclo di produzione di beni e servizi.

Imprese: le azioni a favore della sostenibilità

Quando si parla di sostenibilità, ci si riferisce all’applicazione di azioni, procedure, comportamenti e codici che appartengono a un insieme di norme obbligatorie e pratiche volontarie che tutte le aziende devono o possono adottare.

Le imprese, quindi, mettono in campo azioni sostenibili già nel momento in cui rispettano precisi obblighi di legge, emanati per tutelare il benessere umano e l’ambiente. Ne prenderemo ora in considerazione tre, strettamente connessi ai pilastri ESG:

  • Lgs. 152/2006 “Norme in materia ambientale” (Environment);
  • Lgs. 81/2008 “Tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” (Social);
  • L. 215/2021 “Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto-legge 21 ottobre 2021, n.146, recante misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili” (Governance).

Rispettando gli obblighi dettati da queste normative, le aziende dimostrano un atteggiamento già parzialmente rivolto alla sostenibilità.

Ambiente: D.Lgs. 152/2006

Per poter parlare di sostenibilità ambientale, non si può prescindere dal D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii. e ai principali impatti correlati ai processi aziendali. Per citarne alcuni:

  • sfruttamento e impoverimento del suolo;
  • emissioni in atmosfera;
  • scarichi idrici;
  • emissione di polveri;
  • rumore – impatto acustico;
  • produzione, gestione e corretto smaltimento dei rifiuti.

Il monitoraggio di tali impatti e il rispetto della normativa viene svolto mediante lo sviluppo di un’organizzazione interna aziendale tale da consentire l’implementazione di misure e procedure specifiche, anche in seguito a precise autorizzazioni da parte degli enti preposti. Ad esempio: A.U.A. (Autorizzazione Unica Ambientale), iscrizione all’Albo Gestori Ambientali per il trasporto dei propri rifiuti, corretta gestione dei rifiuti e tenuta della relativa documentazione (FIR e registri di carico e scarico), rispetto dei limiti di rumore.

Per un’impresa, adempiere alla legge in questo ambito significa limitare la propria sfera di azione e il proprio interesse economico nei limiti del possibile, del lecito e di quanto consentito per la tutela dell’ambiente.

Sicurezza sul lavoro: D.Lgs. 81/2008

Applicare correttamente tale normativa, in tutti i suoi aspetti e sfaccettature, rappresenta un importante step verso la sostenibilità sociale. Un’azienda non può definirsi sostenibile se non assolve correttamente a quanto sancito.

Ad esempio, l’art. 15 del D.Lgs. 81/2008 riporta le misure generali di tutela in materia di sicurezza sul lavoro. Eccone alcune significative:

  • valutazione e riduzione dei rischi;
  • informazione e formazione di tutte le figure e i ruoli previsti nel sistema della sicurezza sul lavoro;
  • applicazione della sorveglianza sanitaria, quando prevista;
  • partecipazione ed effettiva consultazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti;
  • programmazione degli investimenti in materia di sicurezza sul lavoro.

Anche in questo caso, il rispetto della legge si traduce nel dare priorità alla tutela dei lavoratori, figure socialmente attive e produttori di valore nella società. L’interesse economico aziendale non può prescindere da questa responsabilità, che rappresenta una sfida di sostenibilità, in quanto l’impegno delle imprese si concretizza nel migliorare le condizioni di lavoro e nel creare una cultura organizzativa ad essi orientata.

Tutela del lavoro: D.L. 215/2021

Questa recente Legge modifica, tra gli altri, alcuni articoli del D.Lgs. 81/2008, con particolare riferimento alla figura dei “preposti”. Vengono definiti distintamente:

  • l’obbligo, per il datore di lavoro, di individuare il preposto o i preposti per l’effettuazione delle attività di vigilanza previste dall’art. 19 del D.Lgs. 81/2008;
  • il rafforzamento degli obblighi e delle responsabilità del preposto.

L’obiettivo è puntare a una maggior sensibilizzazione e responsabilizzazione degli operatori del sistema sicurezza sul lavoro. In caso di rilevazione di comportamenti non conformi alle disposizioni e istruzioni in questa materia, impartite dal datore di lavoro e dai dirigenti, i preposti dovranno intervenire e, in caso di persistenza di tali situazioni, interrompere l’attività. Ciò dovrà avvenire anche in caso di rilevazione di deficienze dei mezzi e delle attrezzature di lavoro e di tutte le condizioni di pericolo, che devono essere tempestivamente segnalate al datore di lavoro e ai dirigenti.

La stessa Legge definisce l’obbligo di formazione per il datore di lavoro: è chiaro come, come si intenda intervenire sui ruoli e le funzioni chiave di alcune figure apicali nel sistema sicurezza sul lavoro. Ed è precisamente con questa logica che il D.L. 215/2021 s’inserisce nella governance di sostenibilità, in quanto agisce sulle figure e i processi decisionali che governano l’attività delle imprese.

Sono state fin qui trattate alcune delle misure imposte alle aziende dal legislatore per il perseguimento di obiettivi di sostenibilità; ci sono però altrettante azioni volontarie che le imprese possono mettere in atto attivamente per fare proprio questo percorso e trasformarlo in opportunità. Tra una settimana nuovo appuntamento con Michele Vasselai su Agevolagroup.it.

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Jessica Gaigher / The Founder

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