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Legge di bilancio 2024: il panorama per gli investimenti delle imprese

È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 30 dicembre scorso: la Manovra 2024 (Legge n. 213) approvata definitivamente il 29 dicembre, determina le previsioni di spesa dello Stato per l’anno finanziario 2024 e intavola il bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026. Cosa cambia nel merito dei contributi per le imprese che investono? Cosa resta cristallizzato nelle precedenti normative? Ecco, per punti, il panorama che si delinea oggi per i prossimi mesi, tra gli interventi previsti direttamente dalla finanziaria e quelli inseriti nei provvedimenti ad essa collegati.

 

Manovra 2024: stavolta niente proroghe

Dodici mesi fa, la prima Manovra del Governo Meloni, interveniva a sostegno degli investimenti delle imprese con diverse proroghe, come quella dei termini di consegna dei beni materiali 4.0 e dei termini per ultimare gli investimenti Nuova Sabatini. Veniva estesa anche a tutto il 2023 l’operatività transitoria e speciale del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese.

Quest’anno non sono previsti correttivi in questi ambiti, né in Finanziaria né nel tradizionale Milleproroghe, che ormai accompagna annualmente la Legge di bilancio.

Per qualche giorno era circolata una bozza del decreto che conteneva una disposizione “salva investimenti”: spostava dal 30 novembre 2023 al 30 giugno 2024 la data entro cui completare quelli in regime 2022 con le aliquote più alte, sia per i beni materiali 4.0, sia per quelli ordinari. Una volta arrivato in Gazzetta Ufficiale, però, il decreto non prevedeva più questa possibilità, che resta relegata a un’incerta prospettiva di ripescaggio con la conversione in legge.

Al momento è necessario continuare a fare riferimento alle norme già in vigore, considerando scaduti i termini per la consegna in regime ‘22 lo scorso 30 novembre, data entro cui, per godere dei benefici più alti del 2022, gli investimenti in beni materiali 4.0 devono essere già completati.

Lo stesso vale per quelli in beni ordinari agevolati al 6%, che non sono più oggetto di incentivazione già dallo scorso anno.

Piano Transizione 4.0, no news is good news

Nonostante le forti pressioni fatte dalle categorie sul Governo negli scorsi mesi per elevare le aliquote dei crediti d’imposta, la nuova Legge di bilancio non prevede cambiamenti nello schema del Piano 4.0.

Il programma d’incentivazione resta dunque attivo con le regole attuali, disponibile fino al 2025 con le aliquote già previste dalla Legge di bilancio 2021.

Mentre sono ormai esauriti gli effetti dell’agevolazione per gli acquisti di beni strumentali ordinari, gli acquisti di beni strumentali nuovi (materiali e immateriali) 4.0 potranno continuare a godere di benefici che variano a seconda del tipo di investimento e del suo valore. I crediti d’imposta incoraggiano tutt’oggi gli investimenti in nuovi macchinari evoluti e attrezzature tecnologiche e consentono ancora quest’anno un sensibile abbattimento dei costi, anche grazie alla loro cumulabilità con altre agevolazioni.

Per il credito di imposta beni materiali 4.0 (inclusi nell’allegato A annesso alla L. 232/2016) le aliquote agevolative applicabili nel 2024 sono le stesse del 2023.

In particolare, per i nuovi investimenti effettuati dal primo gennaio 2023 (non prenotati nel 2022) fino al 31 dicembre 2025 (ovvero entro il 30 giugno 2026, a condizione che entro la data del 31 dicembre 2025 il relativo ordine sia accettato dal venditore con il pagamento di un acconto almeno pari al 20% del costo di acquisizione), il credito d’imposta è così riconosciuto:

  • 20% del costo, per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
  • 10% del costo, per la quota di investimenti superiori a 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro;
  • 5% del costo, per la quota di investimenti superiori a 10 milioni di euro e fino al limite massimo di costi complessivamente ammissibili pari a 20 milioni di euro.

Il massimale è riferito alla singola annualità e non all’intero triennio 2023-2025: il massimale complessivo per gli investimenti in beni materiali 4.0 effettuati dal primo gennaio 2023 fino al 31 dicembre 2025 è quindi pari a 60 milioni di euro.

Come già previsto dalle vigenti normative, per il credito di imposta beni immateriali 4.0 (inclusi nell’allegato B annesso alla Legge 232/2016), nel 2024 è disposta invece la riduzione di 5 punti percentuali dell’aliquota agevolativa, dal 20% dello scorso anno al 15%.

Per i nuovi investimenti effettuati dal primo gennaio 2024 (non prenotati nel 2023) fino al 31 dicembre 2024 (ovvero entro il 30 giugno 2025 con ordine e acconto almeno pari al 20% entro il 31 dicembre 2024), è dunque riconosciuto nella misura del 15%, nel limite massimo di costi ammissibili pari a un milione di euro.

Per gli investimenti relativi allo scorso anno, effettuati dal primo gennaio 2023 (non prenotati nel 2022) fino al 31 dicembre 2023, invece, prevista la misura del 20%, sempre nel limite massimo di costi ammissibili pari a un milione di euro. Quest’ultima aliquota si applica anche agli investimenti solo prenotati entro il 31 dicembre 2023 se, entro tale data il relativo ordine è stato accettato dal venditore ed è stato pagato un acconto almeno pari al 20% del costo; allora l’investimento dovrà essere completato entro il 30 giugno 2024. Nel caso non si rispetti questa condizione, l’investimento potrà beneficiare dell’aliquota agevolativa più bassa del 2024.

4.0 + 5.0, decreto all’orizzonte

Nemmeno il nuovo e tanto atteso Piano Transizione 5.0 trova spazio nell’ultima Legge di bilancio. In attesa di specifico decreto ministeriale, è comunque già prevedibile una cumulabilità tra i due pacchetti agevolativi 4.0 + 5.0. Gli investitori che saranno in grado di certificare anche un determinato risparmio energetico (almeno del 3% a livello di impresa o del 5% per il processo produttivo interessato) otterranno aliquote più generose sugli stessi beni 4.0. Fino al 40%, il doppio dell’attuale incentivo. E con un limite che passerà da 20 a 50 milioni. Entro il 10% dell’investimento agevolabile, saranno riammesse anche le spese per la formazione, perché oltre alle macchine serve chi è in grado di farle funzionare.

ZES Unica: finanziamento in finanziaria

Per gli investimenti delle imprese del Mezzogiorno, la Legge di bilancio stanzia quasi 2 miliardi di euro da erogare sotto forma di crediti d’imposta. Verranno incentivati gli acquisti superiori a 200 mila euro, anche in leasing, di nuovi macchinari, impianti e attrezzature per le strutture produttive; inoltre, se collegati a questi ultimi, gli investimenti per terreni e immobili. Anche in questo caso però, come per il Piano Transizione 5.0, si aspettano ulteriori provvedimenti attuativi: sebbene gli incentivi previsti per la Zes Unica siano teoricamente concedibili su investimenti realizzati dal primo gennaio 2024, iter operativo e modalità di fruizione sono ancora in via di definizione. Parallelamente si aspetta l’adeguamento della struttura informatica che ne regolerà l’accesso. Ad oggi, è stata intanto reintegrata la governance delle precedenti Zes “singole”, con i commissari decaduti reinseriti in ruolo fino al primo marzo.

100 milioni per la Nuova Sabatini

La nuova Legge di bilancio mette nero su bianco il rifinanziamento dei contratti di sviluppo, le nuove opportunità aperte dalle garanzie Sace nell’ambito dell’innovazione industriale e il rifinanziamento di 100 milioni di euro per la Nuova Sabatini, che non viene modificata nella sua disciplina e resta un caposaldo per il sostegno agli investimenti, anche in ambito leasing.

Fondo: obiettivo 200 mila garanzie nel 2024

La Legge di bilancio 2024 circoscrive il limite massimo di impegni che può assumere quest’anno in 200 miliardi di euro. Era stato invece il decreto anticipi, verso la metà di dicembre, a sancire la riforma del Fondo, con il raddoppio del tetto di importo massimo garantito per beneficiario a 5 milioni. Questo strumento di supporto agli investimenti sarà ancora più attrattivo quest’anno: si prevede saranno concesse oltre 200 mila garanzie nel 2024.

Ricerca e Sviluppo: ci sono cambiamenti?

L’ultima Manovra prevede che quest’ambito continui ad essere sostenuto tramite il sistema della fiscalità. Ad oggi le agevolazioni per R&S, innovazione tecnologica (digitale 4.0 e transizione ecologica), design e innovazione estetica restano accessibili con le vecchie modalità. Anche qui però c’è grande attesa per una novità: dovrebbe essere presto emanato il decreto direttoriale che chiarirà i dettagli relativi all’Albo dei certificatori. Una volta ultimato questo passaggio, quando potranno dotarsi della certificazione, alle imprese sarà consentito approcciarsi con più semplicità ai crediti d’imposta concessi per queste attività.

Compensazioni in F24: controlli rafforzati

Vista l’impennata di compensazioni in F24 che si è registrata negli ultimi anni, la stessa Manovra prevede siano affinati anche i controlli preventivi che permettono all’agenzia delle Entrate di individuare irregolarità nell’utilizzo dei crediti d’imposta, in particolare quelli collegati alle agevolazioni. Per quanto riguarda le imprese che si avvalgono di una consulenza esperta, come quella fornita da Agevola, non c’è comunque motivo di preoccuparsi: servizi come PeriziaExpress, Autocertificazione Assistita 4.0 e Prevenzione 4.0 mettono l’azienda al riparo da ogni contestazione.

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Jessica Gaigher / The Founder

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