Dal credito d’imposta all’ammortamento maggiorato: sembra essere in arrivo una nuova agevolazione ibrida e super/iper generosa, che punta sulla digitalizzazione, senza però lasciare indietro efficienza energetica e sostenibilità. È contenuta nella prima bozza della legge di Bilancio 2026, approvata dal Consiglio dei Ministri il 17 ottobre, e delinea un ritorno alla formula dell’ammortamento maggiorato per gli investimenti in beni strumentali. Una misura che richiama i vecchi super e iperammortamenti, ma con parametri aggiornati e una forte premialità per i progetti che migliorano l’efficienza energetica. Previsti 4 miliardi di stanziamento per il 2026, con la possibilità di completare gli investimenti entro giugno 2027. Un primo passo verso un nuovo schema che mixa e rafforza le Transizioni 4.0 e 5.0, semplificandone l’accesso. Ma serve cautela: le regole definitive arriveranno solo a fine anno. Le imprese, nel frattempo, devono correre per chiudere gli investimenti 5.0 entro due mesi e prepararsi alle nuove disposizioni.
Come ogni autunno, la bozza bollinata del disegno di Legge di bilancio rappresenta il punto di partenza dell’iter che porterà, entro fine dicembre, all’approvazione definitiva della manovra economica: previsti interventi per circa 18 miliardi di euro medi annui, senza aumento del disavanzo pubblico.
Pur restando suscettibile di modifiche, anche significative, nel corso del dibattito parlamentare, il testo approvato dal Consiglio dei Ministri il 17 ottobre 2025 e successivamente bollinato dalla Ragioneria di Stato, delinea già alcune delle principali misure a favore delle imprese. 4 miliardi sono destinati a una nuova misura di incentivazione agli investimenti in beni strumentali, che sostituirà i crediti d’imposta Transizione 4.0 e 5.0, in scadenza a fine anno.
Qui un indice degli argomenti:
- Nuova agevolazione 4.0 + 5.0: ritorna l’ammortamento maggiorato
- Aliquote rafforzate per il risparmio energetico e meno vincoli “green”
- Niente automatismi old school
- Crediti e ammortamenti, tempistiche diverse
- Credito d’imposta per il settore agricolo
- Nuova Sabatini: continuità e cumulabilità (al netto)
- Le mosse delle imprese: chiudere entro il 2025 e pianificare il 2026
- Commenti
Nuova agevolazione 4.0 + 5.0: ritorna l’ammortamento maggiorato
Il nucleo della proposta è contenuto nell’articolo 94 della bozza bollinata del Ddl, che introduce la “maggiorazione dell’ammortamento” per gli investimenti in beni strumentali, materiali e immateriali, “effettuati” (lecito presumere si intenda “avviati”) nel corso del 2026, con possibilità di completamento entro il 30 giugno 2027, a fronte di ordine accettato e acconto del 20% pagato entro la fine del 2026.
La misura riprende la logica dei vecchi super e iperammortamenti, consentendo di dedurre una quota extra del costo dei beni 4.0 ai fini fiscali:
- +180% per investimenti 4.0 fino a 2,5 milioni di euro (pari a un beneficio effettivo del 43,2% con IRES al 24%);
- +100% tra 2,5 e 10 milioni (beneficio del 24%);
- +50% tra 10 e 20 milioni (beneficio del 12%).
Nonostante sia più graduale nel tempo, il beneficio è potenziato nell’importo rispetto all’attuale schema dei crediti 4.0, in particolare per le imprese soggette all’Irpef con aliquota marginale più alta; viene inoltre ampliata la gamma dei beni agevolabili. Oltre che per gli investimenti in software (cloud computing, cybersecurity, applicazioni IA, IoT), che in questa embrionale stesura del disegno di legge tornano ad essere agevolabili, sarà possibile accedere a questi benefici anche per investimenti in impianti fotovoltaici made in Europe ad alta efficienza e sistemi di accumulo stand alone, non più vincolati a interventi trainanti come nel piano Transizione 5.0.
Aliquote rafforzate per il risparmio energetico e meno vincoli “green”
Una versione potenziata 5.0 dell’impianto agevolativo è prevista per i progetti che migliorano l’efficienza energetica della struttura produttiva oltre il 3% o dei processi oltre il 5%, con maggiorazioni degli ammortamenti fino al +220% e un vantaggio fiscale che può superare il 52% per la società di capitali soggetta a IRES, e che potrebbe elevarsi ulteriormente per le società di persone soggette a Irpef.
- +220% per investimenti 5.0 fino a 2,5 milioni di euro (pari a un beneficio effettivo del 52,8% con IRES al 24%);
- +140% tra 2,5 e 10 milioni (beneficio del 33,6%);
- +90% tra 10 e 20 milioni (beneficio del 21,6%).
Un esempio pratico: su un investimento di 100 mila euro agevolato con una maggiorazione del 220%, il costo fiscalmente deducibile diventa 320 mila euro (100% ordinario + 220% di maggiorazione). Con un’IRES al 24%, l’impresa ottiene un risparmio fiscale complessivo di 76.800 euro (24% × 320.000). In altri termini, il vantaggio effettivo corrisponde a circa il 52,8% del costo dell’investimento: una leva fiscale tra le più elevate mai riconosciute negli ultimi anni per progetti con impatto energetico positivo, e senza obbligo DNSH. Settori o macchinari oggi esclusi dal piano 5.0 potranno accedere al nuovo incentivo, ampliando notevolmente la platea dei beneficiari.
Niente automatismi old school
Rispetto al piano 5.0, la nuova misura punta a una semplificazione procedurale, ma senza rinunciare a controlli e verifiche.
Le imprese dovranno infatti trasmettere al GSE le comunicazioni e le certificazioni sugli investimenti programmati, tramite una piattaforma dedicata che consentirà di monitorare il rispetto dei limiti di spesa. Un percorso procedurale che, con tutta probabilità, ricalcherà quello ad oggi previsto per l’accesso agli strumenti 4.0 e 5.0.
Crediti e ammortamenti, tempistiche diverse
La maggiorazione degli ammortamenti produce vantaggi fiscali proporzionali all’aliquota applicata e si fruisce in sede di dichiarazione dei redditi, non tramite compensazione immediata in F24 come avviene per i crediti d’imposta.
Il beneficio, inoltre, si distribuisce lungo la vita utile del bene ai fini fiscali (spesso sette o otto anni). La dilazione nel tempo della deduzione ne riduce l’impatto immediato sulla liquidità aziendale, rendendo questa misura appetibile per imprese solide e con redditività stabile.
Credito d’imposta per il settore agricolo
Poiché le imprese agricole non possono usufruire delle maggiorazioni di ammortamento (per via della tassazione catastale), la bozza della Legge di bilancio introduce una misura dedicata: un credito d’imposta del 40% per investimenti in beni strumentali 4.0 fino a 1 milione di euro, valido per il 2026 e il primo semestre 2027 (non applicabile a investimenti già avviati prima del 2025). Secondo quanto riportato nel documento bollinato lo scorso 22 ottobre, la dotazione ammonta a un esiguo importo di 2,1 milioni di euro per l’anno 2026, rendendo la misura più simbolica che strutturale.
Nuova Sabatini: continuità e cumulabilità (al netto)
Trova spazio in questa prima versione del Ddl anche la Nuova Sabatini. La Manovra 2026 punta ad aggiungere 200 milioni per il 2026 e 450 milioni per il 2027 agli stanziamenti già previsti dalla Legge di bilancio 2025, che aveva garantito la prosecuzione della misura almeno fino al 2029. Sommando le risorse posizionate lo scorso anno sullo strumento e quelle potenzialmente aggiuntive, considerando anche quanto già consumato fin qui, la dotazione complessiva ancora disponibile per i prossimi quattro anni ammonterebbe a circa 1,7 miliardi di euro.
Un segnale di continuità per le PMI, che potranno abbinare il contributo Sabatini alle nuove forme di incentivazione previste dal 2026. Un effetto boost davvero notevole, seppure applicando il principio di nettizzazione che viene ripreso nel testo del Ddl e prescritto per i nuovi ammortamenti maggiorati.
Le mosse delle imprese: chiudere entro il 2025 e pianificare il 2026
Alla luce del contenuto di questa prima stesura della Finanziaria, le imprese dovrebbero muoversi su due fronti.
Chi ha investimenti in beni strumentali già in corso o in fase avanzata di consegna deve assolutamente accelerare le procedure per bloccare l’accesso agli incentivi attuali e non rischiare di restare escluso dai nuovi.
Chi invece non ha ancora definito i propri piani d’investimento, farebbe bene a concentrarsi sulla programmazione 2026. Ma senza impegnarsi contrattualmente fino alla pubblicazione definitiva della legge, che potrebbe riservare i nuovi incentivi solo agli investimenti avviati dopo il primo gennaio.
Per avere poi il nuovo impianto agevolativo pienamente operativo, potrebbe volerci anche un’extra dose di pazienza: l’attuazione della misura è demandata a un decreto da emanarsi entro 30 giorni dal via libera alla Legge di bilancio (presumibilmente a fine gennaio).
Un ulteriore aspetto da non trascurare riguarda l’obbligo di stipula della polizza catastrofale, che, pur non ancora inserito nel testo della bozza pubblicata, potrebbe diventare condizione di accesso ai nuovi incentivi 2026.
Meglio quindi adeguarsi entro i termini previsti per la propria dimensione aziendale, per non rischiare di restare esclusi da misure che, sulla carta, promettono di riportare la leva fiscale per gli investimenti ai livelli più generosi dal 2021.