Nel 2025 il caro-energia continua a rappresentare una minaccia per la competitività delle imprese italiane, in particolare per le PMI. Con bollette che lievitano e costi energetici che in alcuni settori pesano fino al 10% del fatturato, investire in efficienza energetica non è più un’opzione, ma la risposta a un bisogno vitale. In questo scenario, il piano Transizione 5.0, con i suoi crediti d’imposta fino al 45% per gli investimenti tecnologici e sostenibili, è un’opportunità concreta per ridurre i costi operativi, innovare i processi produttivi e rafforzare la tenuta economica dell’impresa. Finestra temporale limitata, però: anche se è in corso un negoziato per prorogare la misura, occorrono decisioni rapide e consapevoli. E con l’aiuto di partner esperti, le complessità tecniche non sono più un ostacolo.
L’energia è sempre più cara: nel mese di febbraio 2025 il Prezzo Unico Nazionale dell’energia elettrica ha toccato i 154 €/MWh, segnando un aumento del 60% rispetto allo stesso mese del 2024. Le stime elaborate a gennaio dall’Ufficio Studi della CGIA parlano chiaro: quest’anno, rispetto al precedente, le imprese italiane dovranno sostenere costi energetici maggiori per 13,7 miliardi di euro (+19,2%), portando il totale a 85,2 miliardi, tra energia elettrica (65,3 miliardi) e gas (19,9 miliardi).
Il dato più preoccupante? Le PMI italiane acquistano energia a un prezzo superiore del 15% rispetto alla media europea, come si evince dai dati 2022 diffusi da ARERA. In alcuni settori, l’energia arriva a pesare fino al 10% del fatturato aziendale. Senza interventi tempestivi, il rischio è quello di un progressivo indebolimento competitivo sui mercati internazionali.
Qui un indice degli argomenti:
Investire in efficienza: un’urgenza strategica
In un contesto segnatamente critico, l’efficientamento energetico non può più essere relegato al ruolo della scelta facoltativa, che sia più o meno spinta da valori morali. È una priorità. Per ridurre i costi, migliorare i margini, razionalizzare i processi e rafforzare la posizione competitiva dell’impresa.
Un investimento che punti contemporaneamente all’implementazione dei processi produttivi e all’ottimizzazione del consumo porta benefici tangibili: miglioramento dell’EBITDA e delle performance operative e, soprattutto, maggiore resilienza in un mercato sempre più selettivo. Certo, non è una passeggiata investire oggi: lo ricordano periodicamente i dati diffusi dall’Istat, che monitorano un calo della produzione industriale senza soluzione di continuità da 23 mesi consecutivi.
Transizione 5.0, un’occasione concreta per uscire dal circolo vizioso
Anche se la misura è ancora sottoutilizzata, qualcosa si muove: sono già stati prenotati oltre 830 milioni di euro (su un totale di 6,24 miliardi disponibili), di cui una piccola parte già erogata. Pur essendo partita con difficoltà, Transizione 5.0 comincia a dare frutti, contribuendo a rilanciare gli ordini interni di macchine utensili, cresciuti del 70% nel primo trimestre 2025 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (fonte: Ucimu-Sistemi per Produrre).
È un segnale importante: in un contesto critico per l’industria, Transizione 5.0, piaccia o meno, s’impone come uno dei più rilevanti strumenti di politica industriale degli ultimi anni. Grazie alle rifiniture apportate dall’ultima Legge di bilancio, le imprese possono ottenere crediti d’imposta fino al 45% per investimenti fino a 10 milioni di euro in tecnologie innovative che comportano un risparmio energetico.
Per fare un esempio: una piccola impresa che investe 1 milione di euro in un macchinario per il taglio laser, interconnesso e di ultima generazione, può recuperarne fino a 450 mila e valutare, con i propri consulenti di fiducia, la cumulabilità dell’incentivo con ulteriori a disposizione, per un abbattimento dei costi ancora maggiore.
Sul piatto c’è un’occasione straordinaria per innovare, digitalizzare, e nello stesso tempo risparmiare e rafforzare la propria struttura finanziaria, senza gravare sulla leva bancaria.
In base a recenti dati Istat, infatti, solo il 24% delle PMI italiane ha avviato un percorso strutturato verso la digitalizzazione, promossa nel recente passato con Industria 4.0. Transizione 5.0 rappresenta l’opportunità per colmare questo divario e affrontare con un nuovo strumento le sfide future. L’efficienza energetica oggi può essere vista come un vantaggio competitivo duraturo; domani sarà semplicemente il requisito basilare per restare sul mercato, non un’opzione.
Il tempo stringe: per ora la scadenza resta al 31 dicembre 2025
Ad oggi, il termine per completare gli investimenti in regime di Transizione 5.0 è fissato al 31 dicembre 2025. Un limite che pesa minaccioso soprattutto su impianti customizzati, la cui realizzazione può richiedere diversi mesi. Per questo motivo, il presidente di Ucimu, Riccardo Rosa, ha rilanciato nei giorni scorsi l’appello per una proroga, chiedendo un’estensione della misura almeno fino ad aprile 2026.
Di proroghe si sente parlare, a dire il vero, già da un po’, anche se per ora senza concreti interventi normativi. Un mese fa, intervistata dall’editore di FASI, Andrea Gallo, Donatella Proto, Direttrice dell’Unità di Missione PNRR del MIMIT, ha confermato che è stata avanzata alla Commissione Europea una proposta per spostare al 30 giugno 2026 il termine per la prenotazione e a giugno 2027 quello per la conclusione degli investimenti. La rimodulazione sarebbe accompagnata da un parziale taglio delle risorse 5.0, da ridirezionare potenzialmente ai Contratti di Sviluppo per le filiere strategiche.
Niente di tutto ciò è per ora stato messo nero su bianco, né è chiaro se l’eventuale proroga potrà riguardare anche gli investimenti già in corso. La risposta dell’UE è attesa nei prossimi mesi, ma nel frattempo l’unica certezza è la scadenza attuale: 31 dicembre 2025.
Agire subito, con chi conosce la misura
All’interno di questo quadro normativo in evoluzione, è comprensibile che le imprese possano sentirsi disorientate. Ma la complessità delle procedure non deve diventare una scusa per l’inazione. Affidarsi a professionisti esperti può fare la differenza, e lo schema Transizione 5.0 copre la consulenza con un recupero fino a 10 mila euro per le spese sostenute in adempimento agli obblighi di certificazione (cui si aggiungono ulteriori 5 mila per la certificazione contabile).
Agevola Imprese Group è già al fianco di oltre cento aziende per la gestione di progetti legati a Transizione 5.0, supportandole in ogni fase: dalla diagnosi energetica alla rendicontazione finale, passando per la redazione della documentazione tecnica e l’interlocuzione con gli enti preposti. Oggi più che mai, la competitività passa dall’efficienza energetica; per ogni impresa che voglia cogliere l’opportunità di innovare e risparmiare, è disponibile una prima consulenza gratuita. Il momento giusto per agire è adesso.